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Il bias dell’esperto: quando chi scrive sa troppo e non riesce a farsi capire
Autore: MOOV Comunicazione mercoledì 10 settembre 2025

C’è un paradosso che molti professionisti conoscono bene: più diventano competenti, meno riescono a spiegarsi. L’esperto, immerso da anni nella propria materia, finisce per dare per scontato ciò che per lui è ovvio, ma che per altri è oscuro. È un meccanismo involontario: non si tratta di arroganza, ma della naturale difficoltà a “tornare indietro” e ricordare come ci si sentiva quando quelle nozioni non erano ancora familiari.
Nella comunicazione scritta questo paradosso si traduce in documenti tecnici, progetti e relazioni che rispettano tutti i criteri della precisione, ma che falliscono nel loro obiettivo principale: essere compresi. Così, relazioni dettagliatissime restano inascoltate, avvisi perdono efficacia e documentazioni diventano barriere invece che strumenti di supporto.
Che cos’è il bias dell’esperto
Il bias dell’esperto è una distorsione cognitiva studiata in psicologia: chi conosce molto fatica a immaginare la prospettiva di chi sa poco. L’esperto sopravvaluta le conoscenze di base del suo pubblico e calibra il messaggio sul proprio livello, non su quello dei destinatari.
Nel mondo della comunicazione istituzionale e professionale questo bias si manifesta con testi che parlano solo agli addetti ai lavori. È comune nei consulenti che scrivono report per i clienti, nei tecnici che preparano documentazione per cittadini o stakeholder, negli uffici progetto che diffondono aggiornamenti pieni di riferimenti normativi senza spiegazioni.
La conseguenza è paradossale: la competenza che dovrebbe generare autorevolezza diventa ostacolo. Invece di aumentare la chiarezza, riduce la comprensione.
Segnali che un testo è vittima del bias
Come riconoscere un contenuto vittima del bias dell’esperto? Alcuni indizi sono ricorrenti:
• Linguaggio iper-tecnico o pieno di sigle: termini specialistici usati senza glossario, abbreviazioni sconosciute al lettore medio.
• Riferimenti impliciti: citazioni a procedure interne o prassi consolidate che chi non vive quel contesto non può conoscere.
• Eccesso di dati: tabelle e numeri che confondono anziché guidare.
• Testi troppo densi: paragrafi lunghi e privi di segnali visivi.
Questi segnali non solo appesantiscono la lettura, ma rischiano di compromettere la fiducia verso chi comunica.
Come superarlo
Superare il bias dell’esperto non significa banalizzare, ma rendere accessibile. Alcuni strumenti:
• Test con lettori non esperti per intercettare i punti oscuri.
• Esempi e analogie per tradurre concetti complessi.
• Selezione dei dati: dire prima l’essenziale, rimandare il resto a note o allegati.
• Struttura chiara: anticipare le conclusioni, poi i dettagli.
• Semplificazione mirata: trasformare formule burocratiche in frasi dirette.
Come sottolinea MOOV Comunicazione nelle sue analisi, la scrittura istituzionale non deve perdere rigore, ma può essere progettata con la stessa cura con cui si costruisce una strategia di comunicazione. La chiarezza, infatti, è parte integrante della reputazione.
Un contenuto non serve se non arriva al destinatario
Un testo perfetto dal punto di vista tecnico perde valore se non viene compreso. La vera competenza, nella comunicazione pubblica e professionale, sta nel trasformare la complessità in chiarezza, senza sacrificare precisione.
MOOV Comunicazione lavora proprio su questa frontiera: aiutare enti, imprese e professionisti a riconoscere i limiti del bias dell’esperto e a tradurre la conoscenza in contenuti leggibili, accessibili e utili.
Un contenuto che non arriva al destinatario non è comunicazione, ma un’occasione mancata.