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Il linguaggio visivo nei documenti istituzionali: quando la grafica decide la leggibilità

Il modo in cui un documento viene presentato è determinante quanto il contenuto stesso. Report, bandi o relazioni tecniche non vengono valutati solo per la precisione dei dati: la forma visiva incide direttamente sulla loro efficacia. Un testo denso, privo di pause visive, rischia di essere abbandonato; un grafico confuso o una tabella illeggibile possono compromettere la comprensione di informazioni essenziali. La forma visiva, quindi, non è un accessorio estetico: è parte integrante della strategia comunicativa. Anche per questo, come osserva spesso MOOV Comunicazione nei suoi progetti, la leggibilità è una responsabilità editoriale oltre che grafica.

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Il bias dell’esperto: quando chi scrive sa troppo e non riesce a farsi capire

C’è un paradosso che molti professionisti conoscono bene: più diventano competenti, meno riescono a spiegarsi. L’esperto, immerso da anni nella propria materia, finisce per dare per scontato ciò che per lui è ovvio, ma che per altri è oscuro. È un meccanismo involontario: non si tratta di arroganza, ma della naturale difficoltà a “tornare indietro” e ricordare come ci si sentiva quando quelle nozioni non erano ancora familiari.

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La gerarchia dell’informazione: perché l’ordine conta più delle parole

Immaginiamo due comunicati stampa che riportano la stessa notizia: nel primo, la decisione viene comunicata già nella prima riga; nel secondo, compare solo dopo una lunga premessa. Il contenuto è identico, ma l’impatto è opposto.

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Gli allegati sono comunicazione: come progettare moduli, schede e documenti di accompagnamento

Quando si parla di comunicazione, il pensiero corre a campagne, social media, siti web o comunicati stampa. Eppure, la maggior parte delle interazioni tra cittadini, imprese e istituzioni passa attraverso i cosiddetti allegati: moduli da compilare, schede informative, regolamenti, documenti di accompagnamento.

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Comunicare nei momenti di transizione: il valore dei contenuti ponte

Ogni organizzazione attraversa fasi di transizione: elezioni, passaggi di governance, fusioni, cambi di direzione. Sono momenti delicati, in cui spesso l’attenzione è tutta rivolta alla gestione interna e la comunicazione rimane sospesa, affidata a formule generiche o, peggio, al silenzio. Eppure, proprio in queste fasi la percezione pubblica è più sensibile: cittadini, stakeholder e comunità osservano con attenzione, cercano segnali di continuità e trasparenza. Ignorare la comunicazione significa lasciare spazio a incertezze e interpretazioni esterne, con il rischio di compromettere la fiducia.

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