Blog
La gerarchia dell’informazione: perché l’ordine conta più delle parole
Autore: MOOV Comunicazione lunedì 08 settembre 2025

Immaginiamo due comunicati stampa che riportano la stessa notizia: nel primo, la decisione viene comunicata già nella prima riga; nel secondo, compare solo dopo una lunga premessa. Il contenuto è identico, ma l’impatto è opposto. Il lettore del primo testo ha subito chiaro il messaggio centrale, quello del secondo rischia di abbandonare prima di arrivarci. La differenza sta nella gerarchia: l’ordine con cui disponiamo le informazioni determina chiarezza, efficacia e persino credibilità. Nella comunicazione istituzionale — comunicati stampa, avvisi pubblici, siti web — l’ordine non è un dettaglio tecnico: è parte integrante della strategia.
La regola dell’importanza
La regola base della gerarchia è che le informazioni più importanti devono venire prima. È la logica della piramide rovesciata del giornalismo: aprire con il fatto centrale (chi, cosa, quando, dove), poi passare alle circostanze, e solo dopo inserire il contesto e le spiegazioni di dettaglio. In un comunicato questo significa dare subito la notizia, senza “costruire il terreno” con frasi introduttive. In un avviso pubblico vuol dire indicare all’inizio scadenze, requisiti e azioni richieste, per poi spiegare le motivazioni e i riferimenti normativi. Se il lettore ha poco tempo, potrà comunque portare con sé le informazioni essenziali. Se invece vuole approfondire, troverà il resto nel corpo del testo.
Esempi di errori comuni
Gli errori più frequenti nascono da un approccio burocratico che mette al centro chi scrive, non chi legge. Alcuni esempi:
• Nei comunicati stampa istituzionali, la notizia principale compare solo dopo due o tre paragrafi di dichiarazioni, formule di rito e contesto storico.
• Negli avvisi pubblici, le scadenze o i requisiti appaiono a metà testo, dopo premesse normative che pochi leggono fino in fondo.
• Nei siti istituzionali, le informazioni operative sono nascoste sotto titoli vaghi o in documenti allegati, costringendo l’utente a un percorso a ostacoli.
Il risultato è che i lettori, frustrati, cercano scorciatoie: saltano passaggi, fraintendono, oppure abbandonano la lettura. Nei casi peggiori, queste carenze diventano terreno fertile per errori amministrativi, reclami o perdita di fiducia.
Come strutturare un testo istituzionale leggibile
Costruire un testo leggibile significa seguire criteri semplici ma rigorosi:
• Aprire con le informazioni essenziali: titolo e incipit devono contenere già i dati chiave (oggetto, destinatari, data, azione richiesta).
• Organizzare in blocchi: dividere il testo in sezioni logiche, ciascuna con un titolo chiaro, evitando paragrafi fitti e senza respiro.
• Usare strumenti di visibilità: elenchi puntati, grassetti per parole chiave, box riassuntivi. Sono segnali grafici che aiutano il lettore a orientarsi.
• Collocare i dettagli alla fine: spiegazioni normative, motivazioni o riferimenti di contesto devono arricchire, non ostacolare la comprensione.
• Adattare il registro al canale: un avviso sul sito ha bisogno di più immediatezza rispetto a una circolare interna, pur mantenendo rigore e precisione.
Queste accortezze non impoveriscono il contenuto, anzi: lo rendono più solido, perché chi legge percepisce cura e rispetto del proprio tempo.
La vera chiarezza è nella sequenza
La chiarezza non si misura solo dalle parole utilizzate, ma dalla sequenza in cui sono disposte. Un testo impeccabile dal punto di vista lessicale può risultare opaco se la notizia è nascosta sotto strati di premesse. La vera sfida per chi scrive comunicazione istituzionale non è solo scegliere termini corretti, ma decidere in quale ordine collocarli. È questa sequenza che trasforma un testo in uno strumento di fiducia: chi legge capisce che non deve cercare le informazioni, perché le trova subito.
La vera chiarezza non sta nella singola parola, ma nella gerarchia che guida il lettore passo dopo passo.